Nell’incontro per gli auguri di fine anno della Comunità del Cibo della Maremma dopo i generi “di conforto” e il brindisi di rito ci siamo scambiati alcune idee che abbiamo fissato per impegni presenti e futuri. Una specie di brainstorming in cui gli argomenti fluivano. Ecco un breve resoconto, un decalogo:
1- Pellettatrice per la lana
La necessità di riutilizzo di un prodotto dell’allevamento zootecnico ovino, ormai diventato un sottoprodotto se non uno scarto. L’utilizzodella lana come fertilizzante può passare attraverso un trattamento chimico oppure la realizzazione di un pellettato. Occorrono impianti di prossimità permantenere attivo il comparto nell’ottica di una economia circolare.
2 – Concimi in zona: compost urbano, biochar, digestato
Anche queste linee di intervento vanno verso il circolovirtuale dell’economia circolare. Non solo fertilizzanti ma anche bioattivatorie sinergizzanti nei sistemi produttivi agricoli. Queste pratiche consentono anche di ridurre le bruciature dei residui di coltivazione come quelli di potaturae quindi le emissioni di anidride carbonica.
3 – Finanziamenti
Questi sono un tassello fondamentale per mantenere sul territorio aziende e attività agricole importantissime per il mantenimento vitaledegli agroecosistemi e i servizi ecosistemici in generale fino ad un paesaggio fruibile e esteticamente gradevole.
4 – Convenzione micro atelyer
In questo caso si tratta di piccole attività commerciali incittà in grado di fornire uno sbocco di mercato per i prodotti agroalimentari su scala limitata e locale. Per le piccole aziende un mercato fondamentale per mantenere il valore aggiunto dei prodotti e quindi il reddito ad un livello accettabile.
5 – Collaborazione con Università per “piccole Aziende”
Le università tendono ad operare su larga scala sia per ragioni di opportunità, sia per maggiori ricadute sulla ricerca operata. Lepiccole aziende rimangono di solito tagliate fuori. Una ricerca, anche applicata, mirata per attività più ridotta come quella delle realtà micro sarebbe auspicabile.
6 – Libretto 1000£ o 1€ su varietà e custodi
Una proposta sulla falsa riga dei mitici libri Millelire, come quelli della casa editrice Stampa Alternativa, fondata da Marcello Baraghini a Pitigliano negli anni Settanta. In questo caso sugli agricoltori e allevatori custodi, ma anche sulle varietà iscritte al repertorio.
7 – Dati
Inutile parlare dell’importanza dei dati delle aziende agricole che gravitano nell’area della Comunità del cibo Maremma. Su questo occorre la collaborazione di tutti. La conoscenza del panorama produttivo èfondamentale per lavorarci.
8 – Sviluppare la semina del lupino dolce pe poter ottenereuna rete commerciale, cosi da avere una alternativa nella rotazione colturale
Il Lupino dolce della Maremma, come le altre specie e varietà di lupino, rappresentano una risorsa genetica in grado di rispondere alle attuali sfide climatiche e di fertilità dei terreni. Si tratta di una produzione ricca in proteine che può essere utilizzata nell’alimentazione in sostituzione di altre colture molto più esigenti in termini idrici (soia) e ridurre l’uso della carne.
9 – Lupini – trasformazione in spalmabili
Una delle possibili utilizzazioni di questa specie che sista diffondendo nel nord Europa. Tra l’altro stiamo lavorando su un progetto internazionale anche per questo scopo
10 – Laboratori di trasformazione “utilizzabili”
Ovviamente, sempre ragionando su scala ridotta e territoriale, occorrono punti utilizzabili dove poter trasformare le piccole produzioni, magari aggregate. Risulta quasi impossibile accedere a laboratoridi trasformazione agroalimentare su piccola scala, vuoi per la ridotta capacità di lavorazione oppure per la campagna ridotta nel tempo che preclude l’utilizzo conto terzi, ma anche per i problemi burocratico/legali.